Eurovision 2025, mani in bocca e capelli tirati durante l’esibizione di Israele: è choc

Il video che indigna all'Eurovision 2025

Eurovision 2025 ha vissuto momenti di tensione. Scopri il video della protesta che ha scosso il pubblico e il web

Durante l’esibizione di Israele all’Eurovision Song Contest 2025, già controversa e sorvegliata a causa delle tensioni geopolitiche in corso, è accaduto l’inverosimile: un episodio che ha rapidamente fatto il giro del web e acceso un nuovo dibattito sull’opportunità della partecipazione israeliana alla competizione musicale. Un video, circolato ampiamente sui social, mostra le forze di sicurezza intervenire duramente contro uno spettatore che ha urlato “Free Palestine” in segno di protesta.

Le immagini scioccanti

Le immagini sono sconcertanti: si vede chiaramente un agente della sicurezza che tenta di zittire il giovane, immobile, nonostante la sua voce non si senta tra la musica ad alto volume, mettendogli le mani in bocca, per poi afferrargli i capelli con violenza. Un’escalation fisica che ha scioccato il pubblico in sala, che hanno ripreso e poi divulgato il video, indignando milioni di utenti online. “Atteggiamenti simili non fanno di loro uomini migliori” si legge in uno dei tanti commenti indignati, “e tanto meno in un’Europa che si dice indignata per quello che accade nei Paesi orientali.”

Il caso ha immediatamente polarizzato l’opinione pubblica. Da un lato, chi denuncia l’eccessivo uso della forza contro un manifestante pacifico, che ha l’unica colpa di aver urlato in segno di protesta, senza creare alcun problema alla manifestazione. In molti tuttavia ricordano che l’Eurovision è uno spazio musicale, non politico, e che le proteste – seppur legittime – dovrebbero trovare altri canali di espressione.

Nel frattempo, un altro fronte di discussione si è aperto attorno alla figura della cantante israeliana protagonista della serata. Sotto il video virale, un utente scrive: “Ma cosa c’entra questa povera ragazza, che ha anche rischiato di essere brutalmente uccisa il 7 ottobre, con il dissenso per le scelte politiche del suo Paese? È come se qualcuno ti insultasse (o ti discriminasse) solo perché sei italiano come dissenso per la politica del governo.” Speriamo che chi usa violenza venga sempre punito.

Separare arte e geopolitica

La frase centra il cuore del problema: la difficoltà, oggi più che mai, di separare l’arte dalla geopolitica. Mentre per molti la presenza di Israele sul palco dell’Eurovision rappresenta una forma di “normalizzazione” di politiche ritenute oppressive, per altri è l’occasione di vedere un’artista, non uno Stato, esibirsi in nome della musica e della cultura.

Il contesto resta teso. La partecipazione israeliana è stata oggetto di boicottaggi, appelli alla sospensione e numerose critiche da parte di artisti e pubblico, specialmente dopo l’offensiva militare a Gaza e le tensioni seguite agli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Tuttavia, l’Eurovision – che da statuto si proclama apolitico – ha scelto di non escludere il Paese, come invece fece con la Russia nel 2022.

Alla fine, la domanda resta aperta: è possibile oggi, in un mondo sempre più interconnesso e polarizzato, mantenere uno spazio culturale davvero neutrale? E, soprattutto, a che prezzo?

L’episodio dello spettatore malmenato getta un’ombra inquietante su un evento che, almeno in teoria, dovrebbe unire i popoli sotto il segno della musica. Ma quando le note si intrecciano con la storia e il dolore dei popoli, anche il palcoscenico più brillante può diventare teatro di conflitti ben più profondi.



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