Selvaggia Lucarelli smaschera il business delle “finte diffamazioni”

Selvaggia Lucarelli contro la disinrmazione

Nella sua newsletter “Vale Tutto”, la giornalista denuncia la pratica di alcuni vip e società che inviano lettere per chiedere soldi

Nell’ultima newsletter pubblicata su Substack, Selvaggia Lucarelli ha acceso i riflettori su un fenomeno in crescita: le lettere di presunta “diffamazione online” che vengono inviate da studi legali o società specializzate ai danni di utenti che hanno lasciato un semplice commento negativo sotto i post di personaggi famosi.

La difesa dei più deboli

La giornalista racconta come molti vip — fando anche nome e cognomi, si sarebbero rivolti a queste agenzie per ottenere soldi da chi li “offende” sui social. Tra i casi citati ha raccontato di chi avrebbe ammesso di avere “quasi 700 pratiche di diffamazione in corso” e di chiedere risarcimenti a chi lo critica online.

“Una pesca a strascico per fare cassa”

Lucarelli spiega che molte delle lettere inviate hanno un tono minatorio e legalmente ambiguo, tanto da spaventare i destinatari ma non pur non avendo valore giudiziario.

La pratica, scrive, “non cerca giustizia, ma soldi”: molte persone, spaventate dal linguaggio tecnico e dalla minaccia di una causa, finiscono per pagare somme fino 5.000 euro, anche solo per un commento come “ridicolo” o per un’emoji del pagliaccio.

Lucarelli definisce questo sistema “un business della diffamazione” e spiega che dietro alcune di queste operazioni ci sono vere e proprie società familiari, come Anti Hater Srl, fondata da parenti davvocati già finita in un servizio de Le Iene.

L’invito della giornalista

L’invito della giornalista è chiaro: non farsi intimidire. “Ricevere una lettera da uno studio legale non equivale a una condanna o a un processo. Quasi nessuno di questi casi finisce davvero in tribunale, perché costerebbe troppo anche ai vip”, scrive Selvaggia.
Il suo consiglio: “Non rispondere, non pagare. Se davvero faranno causa, ci sarà tempo per difendersi”.

Le storie Instagram di Selvaggia Lucarelli

Poche ore dopo la pubblicazione dell’inchiesta, Selvaggia ha condiviso una serie di storie Instagram per commentare le numerose segnalazioni ricevute. Nella prima, la giornalista spiega di aver deciso di rendere l’inchiesta gratuita sulla newsletter “Vale Tutto”, scrivendo: “Ho deciso di lasciare questa inchiesta aperta e gratuita per consentire alle migliaia di persone che stanno ricevendo queste lettere di capire cosa sta accadendo (non rispondete, intanto). E anche per denunciare pubblicamente le opacità. L’Ordine degli avvocati tace.

Dalle stories di Lucarelli

Lucarelli invita poi chi vuole sostenere il suo lavoro a iscriversi alla newsletter, sottolineando che dietro l’inchiesta c’è molto lavoro giornalistico e di verifica.

Il caso Basciano e il monito di Selvaggia

Tra le tante segnalazioni arrivate dopo la pubblicazione, una in particolare riguarda Alessandro Basciano. Lucarelli ha mostrato nelle sue storie un messaggio ricevuto da una follower che racconta di aver ricevuto una richiesta di risarcimento per aver scritto “pagliaccio” sotto un post dell’ex gieffino. Nella storia, Selvaggia ironizza: “Basciano che si preoccupa della sua immagine per ‘pagliaccio’ Non pagate.”

La giurata di Ballando con le Stelle si indigna davanti ad alcuni che pur vedendo un certa criticità nella gente non si ferma: “Mi è arrivata una lettera perché con il mio commento gli avrei rovinato l’immagine. Chiedono congruo risarcimento. Io non lavoro, ho tre figli… sì, ho sbagliato, ma non trovo giusto dover pagare.” Un caso che, per Lucarelli, rappresenta perfettamente il meccanismo intimidatorio di queste società e la vulnerabilità economica delle persone comuni coinvolte.

Il messaggio finale

Selvaggia Lucarelli conclude ribadendo che non intende giustificare l’odio online, ma vuole denunciare un sistema che “ha trasformato la lotta agli hater in un modo per fare soldi”. Conclude: “Non è buon costume insultare. Ma nemmeno usare l’odio come un bancomat”

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