Fedez si racconta senza filtri: dal bar di famiglia alle difficoltà economiche

Fedez, il libro

Fedez torna a sorprendere, ma questa volta non con una canzone o un podcast. Nel suo nuovo libro autobiografico, il rapper milanese apre completamente le porte del suo passato, partendo da quel Sanremo 2023 che ha fatto tanto discutere, raccontando senza filtri episodi di vita vissuta tra fatiche, errori e sogni. Dalle periferie di Buccinasco e Binasco ai primi passi nel mondo della musica, Federico Lucia — questo il suo vero nome — ricostruisce con schiettezza i momenti più duri della sua adolescenza, regalando al lettore un ritratto autentico e umano.

Perchè scrivere un libro

Fedez risponde con il suo libro alla domanda nell’introduzione: “Perché lo sto raccontando in un libro? C’è chi sosterrà che è per i soldi, forse è vero, non m’importa, ma ha senso se anche solo una persona dopo averlo letto si sentirà meno sbagliata, imperfetta, fallita soltanto perché il mondo intorno urla che lo è: un fallito, un coglione, un nulla. Io non sono un buon esempio, forse sono il peggiore che esista, ma proprio per questo posso diventare il migliore degli esempi possibili. Esiste un momento in cui comprendiamo che il coraggio più grande non è la fuga, ma il guardarsi negli occhi. Smettere di ignorare quel vuoto assordante che smania per essere ascoltato perché è l’unico modo di esistere davvero“.

Un’infanzia tutt’altro che dorata


Cresciuto tra Buccinasco, Corsico e Binasco, Fedez descrive un’infanzia e un’adolescenza tutt’altro che dorate. Dopo le scuole medie, la famiglia si trasferì in una casa più grande ma completamente isolata, circondata da una cartiera e da prostitute che cercavano di scaldarsi vicino a un bidone: “Non è stata la scelta più brillante — scrive — ma era quello che potevano permettersi”.

Da quel contesto nasce anche uno dei passaggi più discussi del libro: la sua prima volta. “Non ricordo la mia prima volta — racconta — e credo che sia perché ho perso la verginità con una prostituta di Binasco. Quindici euro per il primo rapporto orale, trenta per il resto“.
Un racconto crudo, che restituisce l’immagine di un ragazzo alla ricerca di sé stesso in un ambiente difficile, tra precarietà economica e ribellione.

Anni di intenso lavoro

In quegli anni, Fedez frequentava una scuola di recupero e allo stesso tempo lavorava nel bar che i suoi genitori avevano comprato. Un periodo segnato da sacrifici e da una forte tensione familiare: “Io ero senza un soldo e con i miei genitori a un passo dal perdere la casa perché le rate del mutuo li stavano schiacciando”. La pressione cresceva ogni giorno, fino a quando una telefonata cambiò tutto: “Mi chiamano, sento quella voce che già sai che qualcosa non va, mi dicono: “Federico, svegliati, datti una mossa o la musica te la scordi”».

Nel libro non mancano aneddoti curiosi e provocatori, come quello dell’operaio di Copenaghen che frequentava il bar di famiglia: “Io preparavo una tazzina personalizzata per questo tizio, solo per lui, già sputata. Quando prendevo il latte prendevo anche la sua tazzina speciale e, come se niente fosse, con grande nonchalance gli facevo il caffè”. Un gesto ribelle, raccontato oggi con ironia, ma che restituisce il temperamento impulsivo e sarcastico del giovane Federico.

Attraverso queste pagine, Fedez mostra di non voler riscrivere il passato ma di accettarlo, trasformandolo in un messaggio di resilienza. La sua storia diventa così un manifesto sulla capacità di rialzarsi, di reinventarsi e di non lasciarsi schiacciare dai propri errori o dalle proprie origini.

Il libro, che si preannuncia già come un caso editoriale, segna un nuovo capitolo nella vita del rapper, oggi artista maturo e padre, ma ancora legato al ragazzo di provincia che cercava di farsi strada con un microfono in mano e mille sogni nel cassetto. Senza maschere, senza mezzi termini, Fedez racconta la verità di chi ha imparato sulla propria pelle quanto costa diventare sé stessi.

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