Selvaggia Lucarelli decostruisce l’approccio comunicativo di Barbara D’Urso a Ballando con le Stelle: la sua analisi
Il lungo intervento di Selvaggia Lucarelli non è una recensione della partecipazione di Barbara D’Urso al programma di Milly Carlucci, Ballando con le Stelle, ma una radiografia di un atteggiamento comunicativo. Non si parla di passi di danza, ma di posizionamento simbolico, di gestione del racconto di sé e di incapacità – o rifiuto – di condividere uno spazio narrativo che non sia completamente controllato.
L’analisi di Selvaggia Lucarelli
Non è una critica artistica né un regolamento di conti personale. L’analisi firmata da Selvaggia Lucarelli sulla partecipazione di Barbara D’Urso a Ballando con le Stelle è, prima di tutto, un saggio implicito sulla comunicazione del potere e sul suo fallimento quando il controllo del racconto viene meno.
Lucarelli osserva, decostruisce e interpreta un linguaggio fatto più di gesti mancati che di parole: sguardi evitati, risposte negate, presenze dimezzate. E ne ricava un ritratto preciso di una strategia comunicativa che, se ha funzionato per anni, in questo contesto ha mostrato tutti i suoi limiti.
La comunicazione dell’assenza
Secondo Lucarelli, Barbara D’Urso comunica soprattutto attraverso ciò che non fa: non guarda l’interlocutore, non risponde direttamente, non accetta il piano di parità del dialogo. È una forma di comunicazione passiva-aggressiva che manda un messaggio chiaro: io sono qui, ma non vi riconosco come interlocutori.
Non si tratta di antipatia personale, ma di una postura simbolica. Guardare significherebbe accettare di essere parte di un racconto condiviso. E D’Urso, storicamente, accetta solo racconti di cui è regista assoluta. La frase chiave riportata da Lucarelli: “Questo non è il mio show, è il tuo“, è centrale per capire l’intera strategia comunicativa. Barbara D’Urso sceglie di restringere il suo perimetro: balla, riceve voti, ringrazia. Tutto il resto non la riguarda.
Ma Ballando con le Stelle non è solo una gara tecnica. È un programma che vive di interazione, improvvisazione, ironia, narrazione emotiva. Sottraendosi a questo piano, D’Urso non comunica sobrietà, bensì chiusura. E la chiusura, in televisione, diventa invisibilità.
Lucarelli nella sua newsletter individua un altro punto chiave: l’autonarrazione parallela. Social, dirette, contenuti autoprodotti, anticipazioni fuori dal programma. Barbara D’Urso non accetta che sia il format a raccontarla, e costruisce un suo “Ballando” personale, filtrato, protetto, controllato. È una comunicazione tipica dell’era digitale: disintermediata, autoreferenziale, rassicurante per chi la pratica. Ma il prezzo è alto: si rinuncia al conflitto, al contraddittorio, alla sorpresa. In altre parole, alla vita televisiva.
Un aspetto nuovo, sottolineato con forza da Lucarelli, è il clima tossico generato attorno alla sua partecipazione, che confronta a quella del Grande Fratello. Fan organizzati, attacchi sincronizzati, narrazione vittimistica reiterata. Anche qui, la comunicazione non passa direttamente da Barbara, ma si riflette nella sua community digitale. Pubblica così le conversazioni che sono modello chiave delle nuove generazioni.
Il messaggio che arriva è chiaro: chi critica non è legittimo, chi non applaude è un nemico. Selvaggia passa poi dall’lteriore chiusura dell’ ex conduttrice e la mancanza di stare al gioco della tv. L’analisi di Selvaggia Lucarelli racconta una verità scomoda: la comunicazione di Barbara D’Urso è rimasta ancorata a un modello di controllo totale che oggi mostra crepe evidenti. Una riflessione, quella della giurata e giornalista, che va letta nel totale, per poterne capire il concetto finale.
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