Covid e inquinamento atmosferico: cosa dicono gli studi

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Covid e inquinamento atmosferico: la scienza finalmente si esprime! Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulla diffusione del virus mortale

COVID E INQUINAMENTO ATMOSFERICO: PAROLA ALLA SCIENZA– Il Covid continua a minacciare le nostre vite. In molti si chiedono se l’inquinamento atmosferico influisca sulla diffusione del virus e oggi finalmente siamo in grado di darvi una risposta. L’esposizione a lungo termine a un ambiente inquinato aumenta il rischio di contrarre il Coronavirus. Lo afferma uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università dell’Insubria di Varese, dell’Università di Cagliari, e della società Arianet.

Gli esperti hanno preso in esame la popolazione adulta di Varese, 62.848 persone. Il risultato? L’aumento di 1 microgrammo per metro cubo nel livello medio annuo di PM 2.5 è associato a un aumento del 5% dei tassi di infezione, che significa 294 casi Covid in più per ogni 100mila abitanti.

Giovanni Veronesi, professore di statistica medica all’Università dell’Insubria e primo autore del lavoro, ci dice com’è nato lo studio e perché. Ecco le sue dichiarazioni: “Fin dalle primissime fasi della pandemia si è osservato che le province italiane con più giorni di sforamento di particolato erano anche quelle con il maggiore numero di casi. Queste osservazioni erano limitate al primissimo periodo pandemico, ovvero marzo-aprile 2020, e avevano un grosso limite: dati aggregati e non individuali. Noi abbiamo colto questi segnali e cercato di confermarli attraverso studi più solidi dal punto di vista metodologico. Abbiamo seguito nel tempo gli adulti residenti a Varese, oltre 62mila, dall’inizio della pandemia fino a marzo 2021. Di queste persone avevamo dati individuali, opportunamente anonimizzati, sull’esposizione ambientale, sulla positività, le caratteristiche demografiche e cliniche – quali ad esempio la storia precedente di patologie respiratorie e cardiovascolari – che potessero in qualche modo essere spiegazioni alternative rispetto al legame tra esposizione all’inquinamento atmosferico e infezione da Covid-19″.

LE CONCLUSIONI DEL PROFESSORE– “Il meccanismo d’azione che abbiamo indagato è quello del legame attraverso l’infiammazione cronica, la ridotta risposta immunitaria e il fatto che l’inquinamento crei di per sé una popolazione più fragile. All’inquinamento sono infatti legati maggiori tassi di malattie respiratorie e cardiovascolari. Abbiamo osservato che, di fronte a un incremento di un microgrammo al metro cubo nell’esposizione media annua a PM2.5, avevamo un aumento del 5% nell’incidenza di casi confermati da SARS-CoV-2. Su una popolazione con le caratteristiche di Varese e rapportato a 100mila abitanti, corrisponde a un incremento di 294 casi per anno. E per livelli medi annui di esposizione al di sotto dei limiti di legge, come è il caso di Varese. Questo supporta il meccanismo di azione di incrementata suscettibilità dovuta a esposizione anche a livelli relativamente bassi di inquinanti ambientali, ma continuativa nel tempo“.

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