Ricordare Giovanni Falcone e il suo impegno contro la mafia. La sua eredità continua a ispirare la lotta contro l’illegalità
Il 23 maggio 1992, l’Italia fu scossa da uno degli attentati più tragici e simbolici della sua storia recente: la strage di Capaci. In quell’attacco mafioso persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta – Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. A distanza di anni, il ricordo di Falcone non è soltanto memoria, ma anche un impegno collettivo contro l’illegalità.
Per non dimenticare
Giovanni Falcone non era solo un magistrato. Era un uomo dotato di straordinario coraggio, lucidità e tenacia. Nato a Palermo il 18 maggio 1939, crebbe in una città segnata dalla presenza pervasiva della mafia, ma scelse di sfidarla con gli strumenti della giustizia e dello Stato. La sua carriera nella magistratura fu segnata da una profonda determinazione a comprendere e smantellare il sistema mafioso dall’interno.
Falcone fu uno dei protagonisti del celebre pool antimafia di Palermo. Accanto a Paolo Borsellino e altri magistrati che lavorarono in sinergia per costruire un fronte comune contro Cosa Nostra. Il Maxiprocesso di Palermo (1986-1987), da lui istruito, rappresentò una svolta storica. Per la prima volta la mafia venne riconosciuta come organizzazione criminale unitaria e molti boss furono condannati grazie alla collaborazione di pentiti come Tommaso Buscetta.
Innovatore nei metodi investigativi. Falcone fu anche pioniere nella creazione di strumenti giudiziari più efficaci, come la Direzione Nazionale Antimafia e la banca dati centralizzata. Il suo approccio metodico e la sua profonda conoscenza della struttura mafiosa gli valsero il rispetto di colleghi e cittadini. Ma anche l’odio feroce di chi aveva tutto da perdere da una giustizia imparziale e coraggiosa.
Nonostante le critiche e l’isolamento che spesso dovette affrontare, Falcone non arretrò mai. Diceva: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.” Parole che oggi suonano come un testamento morale.
Ricordare Giovanni Falcone significa celebrare la forza della legalità. L’importanza del sacrificio personale per il bene comune, e la convinzione che nessuna battaglia è persa se è combattuta con onestà e determinazione. Il suo esempio continua a ispirare generazioni di magistrati, forze dell’ordine, insegnanti, studenti e cittadini comuni.
Falcone vive nel coraggio di chi denuncia, nella determinazione di chi lotta per un’Italia libera dalle mafie. In ogni gesto quotidiano che si oppone all’omertà. Perché la memoria non è soltanto un dovere: è una forma di resistenza.
Giovanni Falcone è morto, ma le sue idee camminano sulle gambe di chi crede nella giustizia.
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