A Belve, Gué Pequeno si racconta senza filtri: Il lato nascosto del rapper, tra spese folli e la dipendenza da Onlyfans
Durante l’intervista a Francesca Fagnani, il rapper, Gué Pequeno, all’anagrafe Cosimo Fini, ha aperto le porte della sua vita privata come mai prima d’ora, mostrando un lato più fragile e umano. Ha confessato una dipendenza vera e propria dalla piattaforma OnlyFans, arrivando a spendere fino a cinquemila euro al mese per contenuti a pagamento. Una cifra che ha fatto preoccupare anche chi gestisce le sue finanze.
Le parole shock
“Il mio commercialista pensava che mi stessero truffando online. Invece ero io, a ogni ora del giorno e della notte, anche alle quattro del mattino, a spendere soldi su OnlyFans”, ha rivelato, lasciando sorpreso persino la presentatrice. Poi ha continuato la sua confessione: “Il mio commercialista era convinto che qualcuno mi avesse hackerato. Ma no, ero io. E lo facevo consapevolmente.”
La conversazione è poi scivolata su terreni ancora più personali. Gué ha parlato del suo passato, di un’adolescenza segnata dal bullismo: “Ero molto chiuso. Non timido, ma introverso. Mi prendevano in giro per il mio occhio semichiuso.”
Un dettaglio fisico che ha contribuito a generare il suo nome d’arte: “Gué Pequeno”, piccolo e “difettoso”, come lo percepivano allora. Ma quella debolezza è diventata poi marchio distintivo e forza.
Il periodo più difficile è stato durante le scuole medie, un’età in cui il giudizio degli altri pesa come un macigno. Ma tutto è cambiato al liceo: nuove conoscenze, un ambiente più accogliente, e soprattutto la musica, che ha dato a Cosimo un motivo per credere in sé stesso e nel proprio valore.
La musica come salvezza
La sua carriera inizia nei primi anni 2000, prima con progetti indipendenti nella scena hip hop milanese e poi con la nascita dei Club Dogo, uno dei collettivi più iconici della musica rap italiana. Il successo arriva in fretta, e il talento di Gué si impone con forza anche da solista, grazie a un mix di stile, provocazione e testi diretti.
Nel tempo, ha costruito collaborazioni importanti con grandi nomi come Marracash, J-Ax, Noyz Narcos e molti altri, diventando un punto di riferimento per le nuove generazioni di rapper e per chi ha vissuto l’evoluzione del genere dagli anni 2000 a oggi.
Ma nonostante il successo, le fragilità restano. A Belve, Gué ha ammesso che le dipendenze non sono solo legate alle sostanze o al denaro, ma anche al bisogno di colmare un vuoto interiore: “Spendevo quei soldi non perché non sapevo cosa farne, ma perché avevo bisogno di qualcosa. Solo che non sapevo bene cosa.”
Un’intervista sincera, spiazzante, che rompe la maschera del rapper tutto swag e lusso per restituirci un uomo complesso, fatto anche di paure, errori e consapevolezze. Un artista che non ha paura di raccontarsi, anche nelle sue ombre.
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